Intervista al Dottor Rossani -Ipnosi Clinica
Bentornati per un nuovo articolo sul blog di Ted!
Qualche tempo fa ho partecipato ad una conferenza molto interessante tenuta dal Dottor Rossani, invitato presso la sede di Odontoiatria da AISO Pavia.
La conferenza riguardava l’ipnosi clinica e come essa può essere utilizzata durante le pratiche odontoiatriche (e non solo). Ci sono stati mostrati alcuni video di come il Dottor Rossani metteva in pratica l’ipnosi sui bambini per prendere le impronte dell’apparecchio, ma anche sugli adulti per calmarli durante interventi complicati e lunghi. Ciò che più mi ha impressionato è stato un intervento di filler alle labbra fatto su una donna in allattamento che non poteva quindi subire anestesia: l’intervento è avvenuto sotto ipnosi e la donna al risveglio dichiara di non aver provato alcun tipo di dolore.
Ho pensato quindi di intervistare il Dottor Rossani, che si è dimostrato estremamente gentile e disponibile, su alcuni argomenti che ho ritenuto particolarmente affascinanti.
Può spiegare che cos’è l’ipnosi e come influisce sulla nostra persona?
“l’ipnosi è considerata dalla maggior parte dei ricercatori un brain state, ovvero una modalità operativa del cervello. Secondo lo stato attuale delle conoscenze, durante la condizione di ipnosi alcune specifiche aree corticali modificano il loro funzionamento rispetto ad altre modalità operative (come per esempio durante la vaglia, o il sonno nelle sue varie fasi). Tali aree corticali sono coinvolte anche nella gestione dei nostri meccanismi coscienti; in particolare appaiono avere un ruolo molto importante la corteccia prefrontale destra e la corteccia anteriore del cingolo. Semplificando, si potrebbe definire l’ipnosi come uno stato particolare di attenzione volontaria in grado di modificare la percezione dell’ambiente circostante. Ecco perché l’ipnosi è in grado di generare fenomeni eclatanti come le allucinazioni o l’analgesia.
In campo medico ed odontoiatrico, per cosa viene utilizzata?
In ambito sanitario l’ipnosi viene principalmente utilizzata in due ambiti: la sedazione e l’analgesia. Nel primo caso viene utilizzata per distogliere il paziente dall’ambiente clinico in cui si trova e dalle relative manovre; risulta quindi uno strumento prezioso per gestire i pazienti ansiosi e addirittura quelli fobici. In casi selezionati può essere utilizzata anche per sostituire l’anestesia farmacologica. Per fare questo occorre che esistano delle indicazioni ben precise ed il paziente deve essere accuratamente preparato. Non si tratta quindi di un impiego routinario dell’ ipnosi; tuttavia può essere risolutivo nel caso di pazienti allergici ai farmaci anestetici.
Che cosa succede al nostro corpo, a livello scientifico, quando siamo ipnotizzati?
L’ipnosi è un fenomeno neurofisiologico che avviene nel sistema nervoso centrale, pertanto dà luogo ad alterazioni dell’attività elettrica cerebrale rilevabili attraverso l’elettroencefalografia. L’ipnosi è stata indagata anche attraverso la fMRI (risonanza funzionale). L’attività cerebrale modulata dall’ipnosi si manifesta attraverso segni che per alcuni versi mimano l’effetto dell’atropina: riduzione della sudorazione, iniziale tachicardia a cui segue lieve bradicardia, midriasi, inibizione del riflesso orofaringeo e della secrezione salivare. L’ipnosi inoltre può dare un’apparente amnesia anterograda.
Quali sono le evidenze scientifiche su cui si basa l’ipnosi?
Sull’ipnosi si è accumulata una mole di letteratura scientifica impressionante e tuttora in crescita. Tale corpus di evidenze, soprattutto nei lavori dell’ultimo ventennio, deriva in larga parte dalla ricerca sui meccanismi percettivi umani. Oggi ancora non si è arrivati ad una teoria unificata dell’ipnosi, ma siamo a conoscenza della maggior parte dei meccanismi che la sottendono.
Ci può raccontare un episodio, particolarmente significativo per lei, in cui ha utilizzato l’ipnosi con grande successo su un paziente?
È difficile rispondere a questa domanda: ogni paziente ed ogni ipnosi sono unici. L’ipnosi avviene solo grazie ad una efficace comunicazione tra l’operatore ed il paziente; quando il fenomeno insorge, il paziente può immergersi in un mondo alternativo a quello contingente ed astrarsi da esso in totale serenità. A procedura conclusa il paziente è solitamente molto riconoscente per l’esperienza vissuta.
Se però dovessi ricordare un paziente in particolare, mi viene in mente un giovane uomo afflitto da odontofobia, a causa della quale aveva trascurato a lungo la salute orale. Dopo averlo sedato con l’ipnosi mi sono occupato della sua detartrasi. Mentre lavoravo, lui lacrimava incessantemente. Una volta terminata la procedura e deindotto dall’ipnosi, mi ha raccontato commosso il perché: per tutto il tempo, nella sua mente, aveva esplorato un bellissimo parco con il cane della sua infanzia!
Voi vi affidereste a questa pratica per piccoli interventi o per superare la paura dei dentisti?
Vi fareste ipnotizzare? Io sono rimasta estremamente affascinata da questa tecnica che ci permette di usare la nostra mente per, letteralmente, plasmare il nostro mondo e rivivere momenti speciali o visitare luoghi che sono rimasti impressi nella nostra mente.
Ringrazio il dottor Rossani per la disponibilità e per il suo lavoro anche di formazione. Nella speranza di essere anche io, un giorno, in grado di poter aiutare i miei pazienti con l’ipnosi, vi saluto!
Alla prossima,
Valentina.